I Capolavori

Il Tesoro di San Gennaro ospita alcune delle più raffinate espressioni del barocco universale. Capolavori assoluti di architettura, arte e paesaggio si fondono alla contemporaneità in una combinazione perfetta di bellezza e maestosità.

La Mitra

Anno di commissione

1710

Autori

Matteo Treglia

Materiali

Argento Dorato

Gioielli incastonati

Diamanti,

rubini e smeraldi

Descrizione

La mitra è un capolavoro di oreficeria commissionato dalla Deputazione nel 1712 a Matteo Treglia, orafo napoletano proveniente da una rinomata famiglia di artigiani. Treglia fu scelto per la sua maestria, già dimostrata nel 1710 con la sistemazione del cannoletto per le ampolle del Sangue di San Gennaro.

Realizzata in argento dorato, la mitra si ispira ai ricami su tessuto delle mitre vescovili e incorpora 3326 diamanti, 198 smeraldi e 168 rubini, con un peso totale di 18 kg. Le pietre furono scelte per il loro significato simbolico: diamanti per la fede, rubini per la carità e smeraldi per la speranza. Tra le gemme più notevoli vi sono un rubino di Ceylon chiamato “Lava del Vesuvio” e un diamante a goccia con un taglio brillante innovativo per l’epoca, il più costoso della composizione. Gli smeraldi colombiani più grandi portano i nomi dei membri della Deputazione.

Il retro della mitra presenta due infule tempestati di gemme, con incise le immagini delle ampolle di San Gennaro, i nomi dei committenti e la dicitura “Matthaeus Treglia fieri curavit”, a indicare che l’opera fu il risultato del lavoro coordinato da Treglia con decine di altri maestri. La mitra è riconosciuta come un capolavoro assoluto, tanto che 300 anni dopo la sua creazione è stata dedicata una targa commemorativa a Matteo Treglia che così recita:

«In questo borgo operava il magnifico Matteo Treglia, artefice di opere mirabili di arte orafa, che sapeva coniugare inventiva, destrezza tecnica e sapienza artigiana.»

La Cappella

Anno di commissione

1527

Autori

Domenichino, Jusepe de Ribera, Giovanni Lanfranco etc, etc.

Materiali

Vari

Funzione

Ex voto per la cessazione di terremoti, guerre e carestie

Descrizione

Situata nel Duomo di Napoli, è un’istituzione laica gestita dalla Deputazione. Questo ente civico salvaguarda il culto del Santo Patrono, le sue preziose reliquie – il cranio e le ampolle del Sangue, custodite in una cassaforte – e un vasto patrimonio storico-artistico.

La costruzione della Cappella ebbe inizio nel 1527, un periodo di grande sofferenza per Napoli, colpita da guerre, pestilenze ed eruzioni vulcaniche. In un atto di profonda fede, la città fece voto a San Gennaro, promettendo di edificare una nuova e sontuosa Cappella in cambio della fine delle calamità. Il progetto architettonico fu affidato a Francesco Grimaldi, che ideò una cupola a doppia calotta. Per le decorazioni interne, furono chiamati artisti di fama nazionale: il Domenichino e Giovanni Lanfranco per affreschi e pale d’altare, e lo Spagnoletto per un significativo dipinto.

La Cappella è celebre per ospitare la più vasta collezione mondiale di 53 busti d’argento dei Santi protettori di Napoli. Tra i tesori artistici spicca il paliotto d’altare barocco di Giovan Domenico Vinaccia (1695), il busto angioino del 1304 e la teca con le ampolle del Sangue, conservate dietro l’altare. Questa cassaforte viene aperta con quattro chiavi, due dall’Arcivescovo e due dalla Deputazione, per il prodigio della liquefazione del Sangue, celebrato tre volte l’anno, un evento di profonda devozione popolare.

Altri elementi degni di nota includono i due organi e due cori, che rendono la Cappella il primo spazio quadrifonico al mondo, il suggestivo cancello in ottone di Cosimo Fanzago (1665) e la preziosa Mitra di San Gennaro (1712), incastonata con migliaia di diamanti, smeraldi e rubini, un vero gioiello di oreficeria.

Aree adiacenti come la Sacrestia di Luca Giordano e la Cappella dell’Immacolata arricchiscono ulteriormente il complesso. La Real Cappella del Tesoro di San Gennaro incarna la profonda e indissolubile relazione tra la città di Napoli e il suo Patrono, rappresentando un connubio unico di fede, arte e storia che ha resistito nei secoli.

Le statue d'argento

Anno di commissione

Prima testimonianza 1304

Autori

Vari

Materiali

Argento e Oro

Funzione

Reliquiari

Descrizione

Il Tesoro di San Gennaro a Napoli custodisce una collezione straordinaria di manufatti in argento, testimonianza dell’eccellenza dell’oreficeria napoletana. La Cappella vanta la più grande raccolta al mondo di busti in argento, con 54 effigi che rappresentano i 53 compatroni di Napoli e la Vergine Maria.

Tra i pezzi più significativi spicca il busto reliquiario di San Gennaro, una commissione di Carlo II d’Angiò risalente al 1304. Inizialmente conservato nella piccola cappella del Tesoro Vecchio, fu poi trasferito nel 1646 nella nuova Cappella di San Gennaro, insieme alle statue dei primi sei compatroni. Oggi, durante la processione di maggio, il busto è impreziosito da una magnifica collana di gioielli, donata dalla famiglia Spera nel 1704, che ne accresce ulteriormente il valore storico e artistico.

Gli orafi napoletani, maestri della loro arte, realizzarono questi capolavori avvalendosi della collaborazione dei migliori artisti dell’epoca: pittori per i bozzetti preparatori, scultori per i calchi e orafi esperti per l’assemblaggio finale. La collezione annovera anche le imponenti statue d’argento dei santi protettori. Tra queste spicca la statua dell’Arcangelo Michele, capolavoro realizzato da Giovan Domenico Vinaccia nel 1688 su disegno di Lorenzo Vaccaro, commissionata dopo un violento terremoto. Il busto di Sant’Emidio, venerato per placare le eruzioni del Vesuvio, è opera dell’argentiere Domenico De Angelis. La statua di Santa Irene, protettrice dai fulmini, è un’elegante scultura in argento e bronzo del 1733 di Carlo Schisano, che la raffigura nell’atto di proteggere una dettagliata riproduzione della Napoli settecentesca, un esempio straordinario di arte e simbolismo.

Gli “splendori“, due grandi candelabri d’argento realizzati nel 1745 da Filippo Del Giudice, simboleggiano le Virtù Teologali e Cardinali, con gli stemmi di Napoli che ne rimarcano il profondo legame con la città. La croce d’altare Spera, in argento sbalzato e corallo, è un ulteriore esempio dell’unicità di questo Tesoro, che, grazie alla costante e devota cura della Deputazione, è rimasto intatto e custodito con estrema attenzione fin dal 1305.

La Collana

Anno di commissione

1679

Autori

Michele Dato e altri

Materiali

Oro

Gioielli incastonati

Diamanti, smeraldi

Descrizione

La Collana di San Gennaro è un oggetto di valore inestimabile, che racchiude doni di re, regine e devoti, narrando 250 anni di storia europea a Napoli. La fascia superiore, composta da tredici maglie d’oro, fu commissionata dalla Deputazione a Michele Dato nel 1679. Il suo scopo era adornare il busto del Santo durante le processioni. Le pietre incastonate – diamanti, smeraldi e rubini – simboleggiano le virtù teologali: il diamante, indistruttibile, rappresenta la Fede; lo smeraldo è emblema della Speranza; e il rubino simboleggia la Carità.

Nel 1732, fu aggiunto un prezioso fermaglio, opera di sette smeraldi e diamanti, posizionato al centro della collana. A questo si aggiunsero il giglio di brillanti donato da Maria Immacolata di Borbone e la spilla offerta da Francesco I di Borbone. La parte inferiore della collana accoglie cinque elementi di straordinaria preziosità. A sinistra, sotto la spilla di Francesco I, si trova la croce di diamanti e zaffiri donata da sua madre, Maria Carolina d’Austria. Proseguendo, c’è la croce in olivine e diamanti, un dono di re Vittorio Emanuele II di Savoia, accompagnata dalla spilla collocata simmetricamente sul lato opposto. Al centro, risaltano le due croci donate rispettivamente da Carlo III e da sua moglie Maria Amalia di Sassonia.

L’ultima croce, in smeraldi e diamanti, è un dono di Giuseppe Bonaparte. Il 15 febbraio 1806, Giuseppe Bonaparte fece il suo ingresso solenne a Napoli e l’11 marzo fu nominato Re della città dal fratello, l’Imperatore Napoleone Bonaparte. In occasione del suo primo ingresso, Giuseppe assistette al TE DEUM di ringraziamento in cattedrale e fece omaggio al Santo Patrono con questa croce di diamanti. Questa croce è una straordinaria testimonianza della forza di San Gennaro e del popolo napoletano. Mentre i Bonaparte, storicamente, tendevano a prendere e saccheggiare nei territori conquistati, a Napoli scelsero di donare, un gesto significativo della profonda influenza del Santo sulla città.

Al centro, nella parte superiore della collana, si trova un anello con diamante, un prezioso dono del 1933 da parte di Maria José, consorte di Re Umberto II di Savoia, che arricchisce ulteriormente il valore storico e devozionale di questo straordinario manufatto.

«In questo borgo operava il magnifico Matteo Treglia, artefice di opere mirabili di arte orafa, che sapeva coniugare inventiva, destrezza tecnica e sapienza artigiana.»